viernes, 24 de julio de 2015

TONI RICCIARDI - ITALIA



Toni Ricciardi, storico delle migrazioni presso l’Università di Ginevra. Co-direttore della collana “Gegenwart und Geschichte/Présent et Historie” (Seismo). Dal 2009 coautore del Rapporto italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Autore di saggi sulla storia dell’emigrazione italiana in Svizzera, nel 2011 ha vinto il Premio Sele d’Oro Mezzogiorno.
Ha pubblicato, tra l’altro, “Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera” (Laterza 2013) dove racconta la presenza italiana in Svizzera a partire dal secondo dopoguerra e durante tutta la fase della Guerra fredda.
È tra gli autori del primo “Dizionario Enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo” (Ser 2014). Ha curato, con Sandro Cattacin, “Le catastrofi del fordismo in migrazione” (Cser 2014).
L’ultimo lavoro è dedicato alla catastrofe di Mattmark: “Morire a Mattmark. L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana” (Donzelli 2015).

 

I miei lavori


morire-a-mattmackA Mattmark non ci si fermava mai, si lavorava giorno e notte per costruire un’imponente diga capace di produrre l’energia necessaria a un paese, la Svizzera, che stava vivendo una crescita economica senza precedenti. Nel cantiere lavoravano più di mille persone, in maggioranza straniere e provenienti soprattutto dalla provincia italiana. La «piccola» Svizzera accoglieva da sola quasi il 50 per cento dell’intero flusso migratorio italiano, dando occupazione a operai impegnati in grandi opere, come la diga di Mattmark. Ma il 30 agosto 1965, in pochi secondi, accadde l’irreparabile: «Niente rumore. Solo, un vento terribile e i miei compagni volavano come farfalle. Poi ci fu un gran boato, e la fine. Autocarri e bulldozer scaraventati lontano». A parlare è uno dei sopravvissuti intervistati nel libro, uno dei testimoni della valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio che seppellì 88 lavoratori. Di questi, 56 erano italiani. Come a Marcinelle, la tragedia rappresentò una cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. Inoltre, suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro. Nei giorni successivi si scavò senza sosta con la speranza di trovare ancora vivi amici, padri, fratelli, figli. Ci vollero più di sei mesi per recuperare i resti dell’ultima salma. Questa storia si concluse nel modo peggiore: i tempi dell’inchiesta furono lunghissimi, oltre sei anni, e i diciassette imputati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio colposo furono tutti assolti, nonostante l’instabilità del ghiacciaio fosse nota da secoli. In appello andò anche peggio, con la conferma dell’assoluzione e la condanna dei familiari delle vittime al pagamento delle spese processuali. L’oblio nel quale è caduta la catastrofe fa parlare di Mattmark come di una «Marcinelle dimenticata». Questo volume, a cinquant’anni di distanza, sfida quell’oblio attraverso una ricostruzione, attenta e documentata, di quanto avvenne.
Morire a Mattmark
L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana
Saggi. Storia e scienze sociali – 2015
pp. XVI-178, rilegato, ISBN: 9788868432263
http://www.donzelli.it/libro/9788868432263
Acquista il libro su: ibs.it – amazon.it – inmondadori – lafeltrinelli – libreria Rizzoli

associazionismo-e-emigrazioneLe miniere di carbone in Belgio, le industrie in Germania, gli ultimi viaggi transoceanici nell’America Latina o verso l’Australia: sono queste le immagini che vengono subito in mente pensando agli italiani all’estero. Al contrario, la Svizzera – che dal secondo dopoguerra e fino alla metà degli anni Settanta del secolo scorso ha accolto da sola quasi il cinquanta per cento del flusso migratorio italiano – per lungo tempo è stata sottovalutata e quasi dimenticata dalla storiografia nazionale, nonostante abbia attirato milioni di italiani, prevalentemente del Nord-Nordest e poi, a partire dagli anni Sessanta, del Sud. Come poco conosciuta è anche la storia della tragedia di Mattmark, la Marcinelle dimenticata.
È proprio in Svizzera che viene fondata nel 1943 la Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS), un’eccezione senza precedenti nella storia dell’associazionismo italiano in emigrazione, nata dall’esigenza di assicurare una rappresentanza unitaria di tutti gli italiani e degli esuli del fascismo. Mentre l’Italia è alle prese con la sua ‘liberazione’, le Colonie Libere rappresentano il primo modello di supporto e assistenza agli emigrati.
Toni Ricciardi racconta la presenza italiana in Svizzera a partire dal secondo dopoguerra e durante tutta la fase della Guerra fredda. Una presenza che sarà caratterizzata da stagionalità e precarietà, oltre che da un alto tasso di clandestinità, la pagina più buia e poco conosciuta dell’immenso mosaico dell’emigrazione italiana, con protagonisti migliaia di bambini.
Associazionismo ed emigrazione. 
Storia delle colonie libere e degli italiani in Svizzera
Percorsi – 2013, 2014 II ed.
pp. 318, brossura, ISBN: 9788858106280
Acquista il libro su: ibs.itamazon.itinmondadorilafeltrinelli – libreria Rizzolieprice

studi-e-migrazioneThe rich mosaic of Italian migration has been portrayed and analyzed from different angles and through different methodological approaches, throughout time and space. The aim of this monographic volume is to offer a fresh interpretative line, using three key concepts – Catastrophe, Fordism and Migration – which allow us to reinterpret the history of migration as a Global History. Furthermore, this collective work aims to be the first of a series that intends to recover from oblivion the last catastrophe of the Italian emigration – «Mattmark, the Forgotten Marcinelle» – 50 years on from August 30th, 1965.
Per info: CSER – Introduzione: download
Per acquistare la rivista  inviare una email: Laura Camerini (camerini@cser.it)




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